Fidarsi ricerche Google? Motore di ricerca o agenzia pubblicitaria?

Dopo avervi fornito delle alternative a Whatsapp, oggi vogliamo affrontare il tema se sia possibile fidarsi ricerche Google.

Per spiegarvi come mai abbiamo scelto questo tema del fidarsi ricerche Google, dobbiamo partire da una piccola premessa.

Dovete, infatti, sapere che Google non ha inventato il motore di ricerca, bensì era il 21esimo motore di ricerca quando è nato, e non il primo come si potrebbe pensare.
Ad ogni modo, dobbiamo riconoscergli che ha inventato un brillante nuovo modo di monetizzare il processo di ricerca.

Se vi state chiedendo fidarsi ricerche Google, allora, dovete conoscere la sua strategia, politica e missione che ha avuto fin dalla sua nascita:


“Rendi il tuo motore di ricerca il gateway a tutte le conoscenze, lascia che le persone lo usino gratuitamente, traccia e cataloga tutta la loro attività di ricerca e alla fine metti all’asta tali informazioni al miglior offerente.”

Da allora ha seguito 2 semplici regole:
a) traccia qualsiasi cosa fa l’utente
b) fai in modo che la ricerca sia immediata e affidabile

Riguardo a questo secondo punto e se fidarsi ricerche Google, dovete sapere che non “va a cercare” i siti web da mostrarvi in tempo reale, bensì vi propina una lista di siti web già preconfezionati per quella data domanda di ricerca che avete fatto.

Queste liste sono costantemente aggiornate da Google per tutte le lingue e per quasi tutte le combinazioni di domande di ricerche al mondo!!

  1. Fidarsi ricerche Google
  2. Panoramica completa dell’evoluzione degli annunci in Google
  3. Google OneBox

Fidarsi ricerche Google?

Lo scopo di un motore di ricerca è quello di archiviare più siti web al mondo possibili (tramite un robot che lavora giorno e notte) per poi così fornire a chi cerca, in un tempo quasi pari a 0 sec, una lista di risultati dal più rilevante (in alto) al meno rilevante, che risponde il più possibile ai bisogni di quanto si è cercato o richiesto.

Agli inizi degli anni 2000 lo scopo qui sopra descritto era ancora rispettato da Google e la sua pagina dei risultati di ricerca appariva cosi:

google search results 2000

La lista dei siti web qui sopra evidenziati in blu era il risultato, infatti, del lavoro del robot di Google (googlebot), che li aveva archiviati ed etichettati per essere poi mostrati per una data parola chiave.

Quindi cercavi per “web” e il motore ti mostrava 10 pagine di siti web in cui apparivano 10 siti per pagina, dal più rilevante al meno rilevante per la parola cercata.

Punto.

Così fanno ancora molti motori di ricerca…

Ma siete sicuri che c’è da fidarsi ricerche Google?

Ecco, allora dovete sapere che sempre agli inizi del 2000, Google ha cominciato a proporre sempre di più gli annunci derivati dal suo, allora appena nato, prodotto di pubblicità aziendale “Google AdWords” (ora denominato Google Ads).
Allora i risultati pubblicitari apparivano in questa maniera (in rosso):

fidarsi ricerche google

Come vedete dall’immagine qui sopra, i risultati organici (ovvero quelli naturali, qui sopra in blu) vennero quindi spinti più in giù e lo spazio in alto da allora è stato riservato alle aziende che vincono l’asta di Google per gli spazi riguardanti la relativa domanda di ricerca.

Nei primi anni del motore di ricerca la parte pubblicitaria offerta da Google era rimasta però ben marcata e distinguibile (sfondo giallo oppure tutta sulla destra).

Il navigante del web poteva quindi facilmente riconoscerla e decidere in modo autonomo se cliccarvici sopra oppure no.

Con il passare degli anni, Google Ads è diventato però sempre più avido, influente, aggressivo e subdolo.

Gli “Ads” (annunci pubblicitari) nei risultati di ricerca sono aumentati vertiginosamente, così pure i prezzi e gli incassi da parte di Google.

Ma soprattutto la loro insidia rispetto ai risultati naturali è diventata sempre maggiore.

Perché dico “insidia” ?

Perché dal 2013 lo sfondo colorato che ben distingueva gli annunci pubblicitari è stato rimosso.

Non solo, siamo passati dall’etichetta “annuncio” ben distinguibile in giallo sulle pubblicità ad un flebile “Ad” bordato dello stesso colore verde dell’URL (sito web).

Visto che il click sui risultati di ricerca riserva al nostro cervello uno spazio attenzionale di pochi istanti, è facilissimo sbagliarsi e cliccare sulla pubblicità invece che sui risultati naturali o “organici”.

Quindi vi riformula la domanda posta poco prima c’è da fidarsi ricerche Google o è solo pubblicità?

Panoramica completa dell’evoluzione degli annunci in Google

Ecco una panoramica completa dell’evoluzione degli annunci di Google sulle pagine dei risultati di ricerca negli ultimi 20 anni circa per capire se fidarsi ricerche Google:

Ad oggi le pubblicità sono praticamente indistinguibili rispetto ad un normale risultato di ricerca (se non per un piccolo “Ad” in nero prima del sito).

Queste ingannano di fatto il navigatore, che ripone nel motore di ricerca la sua fiducia e pensa di aver trovato la risposta più sincera e fidata rispetto alla propria domanda di ricerca.

Non da ultimo, Google è riuscito a creare nell’utente una graduale abitudine a cliccare sulle pubblicità, così che il comportamento gli risulti normale, sebbene non rientra chiaramente negli scopi di un motore di ricerca.

L’immagine seguente mostra come dal 2013 (con la rimozione dello sfondo) e successivi test, l’utente in realtà finisce sempre più lontano dai normali risultati di ricerca forniti dal robot di google (ovvero i siti web che dovrebbero accogliere invece i click per una particolare domanda di ricerca).

Ricordate le statistiche iniziali?

Beh, in media facciamo 20-30 ricerche su Google al giorno (ovvero 600-900 volte al mese e 7’300-11’000 all’anno).

Come vedete dal grafico, nel 2021, circa l’80% delle vostre ricerche su Google finisce statisticamente verso una pubblicità oppure verso il Google OneBox/Snippet (che spiegheremo più in avanti).

Chiaramente gli spazi pubblicitari messi a disposizione da Google non sono regalati… ma bensì messi all’asta!
E chiaramente più l’azienda è grande e fattura e più può permettersi il caro prezzo di questi spazi pubblicitari.


Si può arrivare a prezzi esorbitanti come leggete qui: $50 per ogni singolo click.

Ovvero, per ogni persona che clicca sull’Ad di Google nei risultati di ricerca es. per “qual è la migliore assicurazione sanitaria?”, l’acquirente dello spazio pubblicitario (probabilmente un’assicurazione), paga $50.

E questo a prescindere se il navigatore rimane sul sito dell’assicurazione o meno, se compri o no.

Ad oggi, per una startup o un piccola media azienda è praticamente impossibile partecipare ad aste per parole chiavi e domande di ricerca abbastanza importanti da accogliere le masse.

Anche se tale startup o PMI ha un prodotto migliore o più etico della concorrenza.

Ci sarà sempre infatti una società esistente più grande sul mercato che è disposta e si può permettere di spendere di più della piccola azienda.

E il risultato per l’utente?

Beh è quello di essere costantemente esposto alle solite brands e ai soliti “big american players” con i soliti prodotti, che oggigiorno con la globalizzazione coprono 360° attorno a noi.

Ah, dimenticavo… Google è americano ed è tipico degli americani spingere prodotti americani prima di ogni altra cosa, a meno che non siano nazioni affini o prodotti che convengano a Google ;).

Fosse finita…

Ma non lo è… purtroppo e vi spieghiamo ancora perché non c’è da fidarsi ricerche Google.

Con l’avvento di diverse nuove parti dell’algoritmo di Google (universal search, google instant, knowledge graph, l’aggiunta di intelligence features, google now, etc), esso ha recentemente fatto quasi sparire dalla pagina di ricerca i siti web indipendenti (non legati a Google) che si erano duramente guadagnati la prima pagina in modo naturale!!!

Eccovi un esempio.

Pochi anni fa una ricerca per la parola “flowers” (fiori in inglese) produceva questa pagina:

fidarsi ricerche google

4 risultati pubblicitari in alto (in rosso) e poi sotto cominciavano quelli organici (in blu).

Sulla destra potevi vedere i prodotti legati ai fiori presenti su Google Shopping (un ulteriore prodotto che accoglie gli Ads di Google nato nel 2010).

E ora?

Ora produce questo:

aaa FULL

In rosso ho evidenziato i risultati pubblicitari di Google, in blu quelli organici (siti esterni a Google che sono stati trovati dal robot di Google e risultati rilevanti per la parola chiave “flowers”) e in verde le funzionalità OneBox, di cui parleremo più in avanti.


Notare che ho incluso i risultati e dei video di youtube alla fine e delle immagini “images for flowers” sotto gli Ads.

Questo perché youtube è ormai infestato di Ads prima del video (e lo sappiamo tutti) e una volta cliccato su una qualsiasi di quelle immagini in alto si apre questo:

Screenshot 2021 06 21 at 17.24.04 2

Dove in alto, di nuovo, vi sono Ads di Google Shopping!

Non solo, sulla destra, camuffato per un risultato di Google organico, troviamo un riquadro nero che sembra essere un blog che risponde a domande riguardanti i fiori per funerali.

Cliccando di nuovo su questo risultato si atterra su questo sito (legacy.com):

legacy

Che tra tutte queste domande e risposte, indovinate un po’ cosa fa figurare nel mezzo?

Di nuovo un annuncio pubblicitario di Google Ads!! (qui sopra in rosso)

Questo sito e altri 38,3 milioni fanno parte di un programma di Google che si chiama AdSense.

Ovvero, qualsiasi blog di qualsiasi natura e che scrive per qualunque argomento, può aderire al programma e Google piazza automaticamente le sue pubblicità all’interno del testo, spezzettandolo. Chiaramente pubblicità che sono perfettamente rilevanti con il contenuto e che si modellano sull’utente (grazie al profiling che Google fa di voi).

Quindi Google molte volte fa in realtà finta di promuovere risultati organici (precedentemente evidenziati in blu), mentre in realtà promuove la sua rete AdSense di quasi 40 milioni di siti web che affrontano ogni argomento possibile.

La parola chiave “Flowers” è ricercata da milioni di utenti in tutto il mondo, ma nel secondo riquadro rosso in alto dei risultati di ricerca figura solo un Ad.

Vi siete chiesti perché?
Di sicuro nel mondo sono migliaia i negozi di fiori online nel 2021 che vorrebbero apparire per “flowers” ?

Ho eseguito questa ricerca dalla Svizzera e Google sa bene (per sua esperienza) che mostrandomi un sito svizzero per l’acquisto dei fiori ci sarebbero state più possibilità di un mio click (e quindi di un suo guadagno… ricordate che di solito guadagna solo dal momento in cui ci clicchiamo su).
Quindi ha ristretto il campo a solo gli eCommerce di fiori svizzeri.

Ma si potrebbe di nuovo chiedersi: con tutti i piccoli e medi venditori online svizzeri, perché è apparso solo 1 Ad appartenente al sito fleurop.ch?

Semplice, perché quello spazio, per la parola chiave “flowers” costa così tanto che nessun altro se lo può permettere…

Se diamo infatti un occhiata più approfondita alla società che ci sta dietro troviamo la “fleurop-interflora (switzerland) SA” sul registro di commercio zurighese, con un capitale azionario di quasi 1 milione.

Screenshot 2021 06 21 at 17.35.58

Indagando un po’ viene fuori che la società è la filiale svizzera del più grande conglomerato al mondo che commercia in fiori (fleurop.com).
Cito dal sito:
[…] Fleurop-Interflora is the largest floral company in the world, connecting more than 40,000 retail florists worldwide, offering an international floral delivery network in over 150 countries and processing over 25 million orders each year.

Guardando dietro le quinte, il sito web fleurop.ch infatti ha più di 2’600 annunci pubblicitari su Google Ads e le loro pagine entrano nei risultati di ricerca di più di 25 mila parole!
Insomma, c’è dietro un enorme colosso con un budget mensile per Google Ads a 4-5 zeri e un traffico mensile da Google di 153’000+ visitatori al mese!!!

fleurop.ch

E se volessi aprire una piccola azienda di fiori provando a mostrare il mio sito su Google Search per la parola “flowers” a miei potenziali clienti svizzeri?

Diamo un occhiata direttamente in Google Ads…..

Screenshot 2021 06 21 at 23.02.06

Vedo che ci sono da 1’000 a 10’000 ricerche al mese in Svizzera per la parola “flowers”… e Google mi avverte che la concorrenza per quella parola chiave è di 99 su 100, ovvero è letteralmente PIENA di attori che concorrono per quella parola!!!
E visto che è un asta… chi paga di più in quel dato momento e luogo (desktop, mobile, google search, google shopping…) vince!

Google mi avverte anche che apparire in alto mi costerebbe in media 3.52 CHF per ogni singolo click che il navigatore fa sul mio annuncio (anche se di solito poi alla fine si spende di più di quanto Google predice).

Ora, nel 2021 e solo se il tuo sito è eccezionale, per 100 visitatori che ottieni all’incirca 2 comprano (2%).

Ciò vuol dire, che se voglio portare 100 visitatori sul mio sito web da Google Ad e pagandoli 3.5CHF a click, devo spendere circa 350 CHF!!
Per poi sperare che su quei 100 visitatori io ne abbia 2 che acquistano!!
E anche sperare che quei 2 che acquistano spendano almeno 180 CHF l’uno per andare in pari, il che probabilmente non succederà a meno che io non venda fiori che magicamente producano pinoli o zafferano!

Chiaramente il discorso è molto più complesso di così, perché di solito noi compratori veniamo fidelizzati dal sito e non facciamo una sola comanda.

Ma tutto ciò serve a farvi capire come una piccola azienda non ha oggigiorno la liquidità necessaria per affrontare uno sforzo di lunga durata su Google Ads che gli permetterebbe un ritorno sull’investimento.

Potete quindi capire come Google Ads è diventato un canale pubblicitario esclusivo ed elitario…. alle grandi a aziende o startup con grandi investimenti o capitali alle spalle.

E di nuovo… vi chiedete c’è da fidarsi ricerche Google? vi rispondiamo: non è finita qui!

Abbiamo capito che il motore di ricerca di Google oggigiorno ha veramente poco di motore di ricerca e altro non è rimasto che un’immenso bacino di pubblicità subdola.

Google OneBox

Ma cos’è il Google OneBox evidenziato in verde?

È uno speciale spazio che Google, per certe parole chiave, attiva e dedica nella pagina di ricerca.

Rch Snippet

Di solito contiene “informazioni” prese da una parte del suo algoritmo chiamata “universal search” che mostrano es. immagini, prodotti, meteo, stock, il risultato di un calcolo matematico, le domande frequenti, etc.

Non mi dilungo perché è ben spiegato con immagini a questo link.

Di per sé, potrebbe sembrare un’ innocua iniziativa che aiuta le persone ad avere le informazioni che cerca in un modo più rapido e senza cliccare nessun link….

Ma il punto è che così facendo va contro il suo stesso scopo principale per cui è stato concepito e si proclama: un motore di ricerca.

Ovvero fare da tramite oggettivo che mostra i siti web più rilevanti per una data domanda di ricerca.
Con OneBox invece, l’algoritmo di intelligenza artificiale di Google vi fornisce già la risposta alle vostre domande, senza più fare da tramite… capite da voi che vi è un importante cambio di paradigma e di ruolo!

Visto che il cervello umano è pigro di natura, tendiamo a “fidarci” di Google e prendere per buone le immediate risposte che ci propina, senza quindi cercare ulteriormente.

Per esempio, non scrolliamo neanche più giù verso i primi risultati di ricerca organici per ottenere risposte da svariate fonti o dalla media di queste, così da ottenere una risposta che più rispecchia la verità o realtà.

Il problema di solito non si pone con risposte per cui la realtà è una sola, ad esempio la meteo, un risultato matematico, la capitale della Germania, etc.

C’è da fidarsi ricerche Google, ad esempio, quando facciamo domande più aperte e di libera interpretazione? Su domande storiche? Su questioni dove i diversi punti di vista sono importanti? Sulle news? Su consigli?

Google si è recentemente trasformato dal:
“fornitore di risposte date da una moltitudine di attori” al “fornitore di risposte date da una moltitudine di attori inserite in una miriade di contenuto pubblicitario” a “l’attore principale, globale e unico che da direttamente risposte collezionate e preconfezionate da un algoritmo artificiale”

Ha infranto i limiti che un attore con il suo scopo, seppure enorme e globale, dovrebbe avere.

Filtrare e proporre risposte immediate, filtrate e preconfezionate da un algoritmo è estremamente pericoloso in quanto molta storia e “informazioni”, oggigiorno si imparano tramite internet.
Soprattutto da parte dei giovani.


“Imparare” non è solo bersi la prima solfa generata in un secondo da una macchina intelligente programmata dalla più grande società tecnologica del pianeta con un profitto netto di 40 miliardi l’anno.
Imparare vuol dire, soprattutto, confrontarsi con diverse fonti di informazione e di opinione e allenare la propria capacità di discernimento razionale, confrontandolo con la propria conoscenza, morale ed esperienza pratica.

Il contesto ha un ruolo importante così pure il saper distinguere se una fonte di informazione è attendibile e se e quali interessi ha nel fornirti una certa risposta.


Per esempio, chiedereste ad una società petrolifera se secondo loro il sole è una buona fonte di energia alternativa? 😉

Il problema, quindi, di Google OneBox è che non si limita solo a domande dove la risposta è una sola, ma il suo algoritmo IA ha cominciato ad estrarre dal contesto “informazioni” che reputa valide sulla base di certi criteri, le filtra, le preconfeziona e le serve in risposta a domande di ricerca.
Guardate l’esempio seguente per la domanda di ricerca “chi sono gli hippies”:

hippies

È statisticamente dimostrato che solo il 9% degli utenti raggiunge la parte bassa della pagina (per l’appunto dove i veri ed eterogenei risultati di ricerca risiedono).

Ciò vuol dire che 91% delle persone trova la risposta nella sezione più alta dei risultati di ricerca di Google, ovvero dove le informazioni dell’OpenGraph, del OneBox e degli annunci pubblicitari risiedono.

Altresì detto, Google sta riuscendo nell’intento di scolpire la conoscenza che le persone hanno di certi argomenti tramite le risposte immdiate del OneBox grazie al suo algoritmo di intelligenza artificiale che pesca “informazioni” (sicuramente non a caso) fuori dal contesto, senza in alcun modo verificarne la veridicità e certe volte modificandole anche a suo piacimento!!!

Nell’esempio in alto, prima del 2012, le persone si ritrovavano a cliccare su diversi siti web che parlavano degli hippies e che mostravano una diversità e moltitudine di contesto, storia, e di informazioni associate a testi, video, testimonianze.

Cercavano di mostrare le prove per essere ritenuti una fonte affidabile di tali informazioni informazioni.

Ora, tutte le informazioni “necessarie” riguardo agli hippies si riassumono in 4 domande (riquadro evidenziato in alto) che Google ha preconfezionato per voi.

Si vi si clicca si aprono un’altra miriade di domande e risposte collezionate dall’OneBox sugli hippies e generate di continuo man mano che si scrolla in basso, nascondendovi i risultati degli altri siti…fino a che considererete saziata la vostra sete di sapere sugli hippies.

Da notare che certe volte le domande sono interamente formulate dall’algoritmo di Google, oltre che collezionate…. beh del resto è facilissimo da un algoritmo che nel 2021 riesce a creare visi di persone che non esistono, assemblando pezzi di facce qua e là.

Fantastico no?

No!

Perché avete perso il punto cruciale della questione: chi ha deciso che le domande e risposte più importanti da dare in pasto all’intera popolazione umana sugli hippies sono (cito dal OneBox):
– Chi è un hippie?
– Come sono chiamati gli hippie adesso?
– Chi è l’hippie più famoso?
– Quali sono le caratteristiche di un hippie?
– Come è nato il movimento degli hippies?
– Da dove arrivano gli hippies?
– Cosa è successo agli hippies degli anni ’60?
– Cosa ha fermato il movimento degli hippies?
– Perché gli hippies sono odiati?

Non notate quanto queste domande girino intorno alla questione principale per cui sono nati gli hippies e restino incredibilmente superficiali rispetto a tutto quello che il movimento è realmente stato negli anni ’60?

Insomma, 9 domande e “Come sono chiamati gli hippie adesso?” o “Chi è l’hippie più famoso?” sarebbero domande importanti per carpire cosa è stato il movimento e chi sono gli hippies?
Senza citare il fatto che le ultime 2 domande portano una connotazione negativa al movimento… insomma, chi dice che il movimento si è fermato? chi dice che gli hippies sono odiati?

Un ultimo punto… e su domande riguardanti la salute?

Come nell’esempio qui sotto “Come curare un mal di testa…”

mal di testa

La prima risposta suggerita è “… prendere un farmaco antidolorifico”….

Oppure “Come raggiungere la felicità?”

felicita

Sembra che per ogni argomento, anche e soprattuto i più importanti, Google stia da anni proponendo la sua visione del mondo, scolpendo la conoscenza e il modo di pensare…

Vi invito ad ulteriori interpretazioni e giudizi e vi lascio con una mia riflessione e paura personale:

Quella di risvegliarmi in un mondo dove non si discute più su cosa è stato il movimento degli hippies perché tanto tutti “sanno già tutto”… o peggio… dove evitiamo di chiedere a nostro padre o nonno come ha vissuto il periodo degli hippies, perché una macchina ce l’ha già “spiegato”

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Camilla

Mi chiamo Camilla Orlandi, classe 1985. Laureata in criminalità e sicurezza all'Università Cattolica del Sacro Cuore, amo la scrittura ed i viaggi. Appassionata da sempre di enigmi, gialli, thriller e criminal profiler. Questa è la mia vera identità oppure quella che mi sono creata da Agente segreto?!

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